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Il mercato del vino in Irlanda – Tellmebubbles

Il mercato del vino in Irlanda

Pubblicato da tellmebubbles il

Stiamo vivendo in un mondo sempre più globalizzato. Dove le frontiere e le barriere, ormai, non esistono più. Dove l’informazione, le idee, le culture e gli stili di vita si spostano e si assimilano molto velocemente, formando nuove realtà, cambiando anche profondamente abitudini, gusti e richieste.  Internet e i social network contribuiscono a creare mercati in agitazione, dinamici, esigenti e di tendenza. L’indirizzo che è necessario dare al proprio lavoro è quello legato alla conoscenza del mercato. Conoscere dove si opera, bisogna viverlo, respirarlo,  per poter operare con maggiore profitto e efficienza.

Un’attenta analisi dei dati rilevati deve essere affiancata da un preciso calcolo dell’impegno economico e del possibile ritorno. Non sempre i grandi mercati sono praticabili per le piccole e medie aziende italiane, e  sappiamo come associarsi tra aziende in Italia sia veramente un’impresa.  Ci sono mercati più piccoli, con minore concorrenza, in ascesa. Con piccoli investimenti permettono di ottenere dei buoni risultati, con soluzioni più sostenibili e remunerative.

E’ il caso dell’Irlanda. Un piccolo paese che ha vissuto nel recente passato un boom economico notevole, forse superiore a molte nazioni europee, e che oggi, è riuscita a contenere la crisi mondiale inviando segnali di ripresa.

Il mercato del vino odierno è di 110 milioni di bottiglie, per un fatturato di 1,4 miliardi di euro.  Si divide quasi perfettamente a metà tra consumo di vini bianchi e vini rossi, con una piccola percentuale (4%) di vini rosati.

La presenza dei vini italiani nel mercato irlandese si limitata a solo il 10% nonostante vi siano numerosi italiani (si stima novemila) e parecchi locali dove hanno come riferimento il “made in Italy”.

Nelle vendite, ancora una volta, siamo surclassati da australiani, cileni, francesi ed  altre nazioni che detengono maggiori spazi di mercato.

[ngg_images source=”galleries” container_ids=”11″ display_type=”photocrati-nextgen_basic_thumbnails” override_thumbnail_settings=”1″ thumbnail_width=”240″ thumbnail_height=”160″ thumbnail_crop=”0″ images_per_page=”20″ number_of_columns=”4″ ajax_pagination=”0″ show_all_in_lightbox=”0″ use_imagebrowser_effect=”0″ show_slideshow_link=”0″ slideshow_link_text=”[Mostra slideshow]” order_by=”sortorder” order_direction=”ASC” returns=”included” maximum_entity_count=”500″]Nonostante le alte accise, sono aumentate di un euro a bottiglia a fine 2012, il consumo non ha risentito quantitativamente. A seguito della crisi si beve vino molto più a casa (crescita 6% periodo 2012-2013) e meno al ristorante. Il consumo del vino in Irlanda, rispetto il consumo generale di bevande alcoliche, è passato dal 13% al 19% nel periodo che va dal 2005 al 2011. Mentre la birra, bevanda nazionale, è calata dal 56 al 46% nello stesso periodo. Non dimentichiamo che l’Irlanda è la patria della Guinness, che negli anni 30 era la settima azienda mondiale come fatturato. Comunque, gli irlandesi rimangono al quarto posto nel consumo mondiale di birra con 106 litri pro capite/anno. Nel vino invece i consumi sono tra i più bassi in Europa con 17 litri pro capite/anno.

Nonostante ciò il paese sta cambiando il suo stile di vita. Un paese che negli ultimi anni ha visto crescere il numero dei turisti. Nel 2012 hanno visitato  6,3 milioni di persone  che hanno speso 4 miliardi di euro, +4,4% rispetto 2011. Le presenze di stranieri, soprattutto europei, sia per lavoro che per studio sono stimate intorno 500.000 persone, il 10% circa della popolazione.

Negli ultimi anni in Irlanda si è avuta una forte immigrazione. Molte persone si sono trasferite per studiare, altre per trovare lavoro. E’ stato riscontrato che l’afflusso è di circa 90.000 individui all’anno.

Un quadro cosi caratterizzato porta a fare un’analisi positiva. Infatti le proiezioni per il 2014 lasciano prevedere una sostanziale tenuta del mercato che vedrà un aumento ulteriore del vino consumato a casa. Una recente inchiesta ha evidenziato come il 68% delle persone intervistate quando ha ospiti cerca un vino di maggiore qualità.

Nonostante numerosi appassionati e amanti del vino non vi sono molte possibilità per far crescere gli aspiranti degustatori. Mancano corsi di conoscenza dei vini, le degustazioni e tutti gli eventi legati alla formazione e al miglioramento dei consumatori.

Il vino emana una magia particolare quando lo si beve conoscendo la sua storia, le sue tradizioni e la sua provenienza.

Spesso il vino è visto come un oggetto misterioso. Capibile da parte dei consumatori ma, non giustificabile, da parte degli addetti ai lavori.

Si respira un’aria di grande interesse e passione, ma che spesso si spegne non incontrando un terreno fertile e propositivo.

Il made in Italy è lasciato in mano alla volontà e alla capacità di nostri concittadini. I quali cercano di fare il loro meglio stretti dalla insidiosa morsa tra la qualità e il guadagno.

Un’ennesima  opportunità per il made in Italy, tanto apprezzato e condiviso in tutto il mondo per la bellezza che offre la nostra nazione, spesso  copiato, interpretato e a volte vituperato, ma che rimane una profonda ricchezza per tutti gli abitanti del mondo, che essendo affascinati da tutto ciò, chiedono sempre più serie e qualitative iniziative che facciano apprezzare le prelibatezze italiane.


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