Il consulente vittima sacrificale della crisi, clamorosa autorete aziendale
La crisi impone tagli. Bisogna spendere meno. Si analizzano tutte le spese inerenti l’attività aziendale, e preso in mano un grosso forbicione e si comincia a tagliare. La voce più presa di mira è quella relativa alle consulenze. Ai servizi ritenuti non indispensabili, dei quali si ritiene si possa fare a meno.
Come ormai ho più volte sottolineato le cantine italiane sono per la maggior parte di piccole dimensioni, e nella maggior parte dei casi si avvalgono di un enologo che collabora per la produzione di vino.
Nel mondo del vino la figura di consulente aziendale si limita alla produzione, viticola ed enologica, non ha una valenza come nell’industria, dove ha assunto, sempre più, un ruolo dominante all’interno di un’azienda. In questi ambiti il consulente aziendale si occupa di capire e organizzare strategie d’impresa. Di creare un planning di lavoro a medio o a lungo termine utile ad aumentare i guadagni e a diminuire le eventuali perdite dell’azienda.
Deve essere in grado di comprendere quali sono i problemi interni all’azienda, produttivi e organizzativi, cercando soluzioni possibili e adeguate al profilo dell’impresa stessa. Il consulente aziendale è in grado di pianificare, mediante strategie economiche mirate, l’operato dell’impresa, puntando in primis a valorizzare e caratterizzare il prodotto promosso dall’azienda.
Nel mondo del vino sono soprattutto gli aspetti produttivi, come la cura del vigneto, la raccolta dell’uva e la vinificazione, che hanno giovato maggiormente di apporti e collaborazioni esterne. La mancanza di una visione d’insieme e la vecchia idea “è buono per cui si vende…” pone maggiore attenzione, probabilmente per passione, alla propria “creatura” piuttosto che alle problematiche imprenditoriali.
Il difficile momento ha costretto a privarsi di tutte quelle collaborazioni che immettevano nei vari siti produttivi nuova linfa, nuove idee.
Che cosa Ha bisogno il mondo del vino per uscire dal momento difficile? che cosa deve fare?
Creatività e innovazione, sono la medicina per uscire da questa complicata situazione. Mi rendo conto che siano parole difficili da digerire in un mondo conservatore e tradizionalista come quello del vino, ma dobbiamo affrontare i continui e inesorabili cambiamenti con nuove idee.
In natura il cambiamento è l’essenza del sistema biologico, ininterrottamente da parte di tutti gli esseri viventi c’è un continuo adattamento alle nuove situazioni, la regola è chiare e semplice, vince l’organismo dotato di maggiore velocità di reazione nell’adattarsi alle mutevoli richieste ambientali. La storia umana appare come un susseguirsi di cambiamenti generati, spesso, da nuove scoperte, altri, da innovazioni create da talentuose persone, alcune poi, divenute famose, altre, rimaste per sempre nell’ombra.
Non dimentichiamo che Beethoven, agli inizi delle sue composizioni, è stato pesantemente criticato da illustri personaggi dell’epoca resistenti a un nuovo modo di comporre così lontano dal modello tradizionale. Oggi è universalmente ritenuto un genio e la sua musica ha lasciato un segno indelebile.
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La resistenza al cambiamento si vede in opera in moltissime situazioni ordinarie e straordinarie della vita di tutti i giorni: è ciò che rende difficoltosi i processi di adattamento, o meglio ciò che trasforma piccole difficoltà momentanee e transitorie in difficoltà sempre più importanti, tanto da diventare veri e propri problemi.
Per svincolarsi dalle dinamiche che costruiscono i problemi, occorre adottare prospettive inusuali.
Ogni intervento di soluzione di un problema persistente esige uno sguardo che si ponga fuori dagli schemi. Una prospettiva che permetta di vedere le cose secondo una luce nuova. Tale prospettiva la identifichiamo con la capacità di leggere significati alternativi nella realtà. È l’unico tratto con cui può essere descritta la complessa e, per molti versi, enigmatica attività mentale che presiede all’invenzione e alla creazione di idee.
La creatività è ciò che serve a fare innovazione.
L’innovazione va concretizzata sempre, non ogni tanto, essa dovrebbe costituire un modo di essere.
Fino a circa vent’anni or sono le trasformazioni, produttive o di mercato avvenivano lentamente e soprattutto erano costruite e, per molti versi collegate, alle situazioni passate, oggi oltre a essere veloci e repentine possono essere totalmente slegate con gli avvenimenti precedenti. Oggi vediamo che anche i il mondo vinicolo Francese, cosi legati alla “tradition”, ha innovato etichette, tipologia di vino. Si sono inventati nuovi vini (su tutti il beaujolais). Sanno coniugare velocemente i continui segnali dei mercati che sono sempre più globalizzati e sempre più diversificati.
Per questo motivo in azienda c’è bisogno di creatività che porta innovazione. C’è bisogno che vi sia qualcuno che abbia una panoramica diversa. Qualcuno che sappia valutare, senza la sindrome del genitore troppo innamorato del proprio figlio, la situazione aziendale e fare un check-up dei prodotti, della loro presentazione, dei servizi di vendita ecc. In modo da fornire un apporto impagabile per cambiare situazioni poco redditizie sia dal punto di vista produttivo che commerciale.
Non sempre quello che può apparire un risparmio è proficuo per l’azienda. In questo momento difficile bisogna analizzare molto bene la situazione cercando di prendere decisioni più azzeccate possibile, cosa che nasce dalla collaborazione di numerosi punti di vista. Per questo motivo l’apporto di validi consulenti può risolvere problematiche fondamentali per il futuro aziendale.
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