Vinitaly 2014: grande successo, grande pubblico, ma i consumi?
Quattro giorni di grande pubblico e di grande festa del vino del settore agro alimentare italiano. 155.000 presenze, hanno sancito il successo di questa importante e conosciuta manifestazione. Il Vinitaly 2014, sempre più internazionale ha visto la presenza di 56.000 buyers esteri e di un aumento del 6% degli operatori del settore. La grande partecipazione fa sperare a un futuro più roseo, il grande interesse e l’entusiasmo registrato a questa manifestazione, mal s’addice a consumi sempre più ridotti, non dimentichiamo che in Italia negli ultimi 5 anni abbiamo perso più di 4 milioni di hl di vino bevuto. Una contraddizione che evidenzia lo stato del paese.
Il Vinitaly (http://www.vinitaly.com/) non è solo la più importante manifestazione dei vini italiani, ma nel corso degli anni è diventato un luogo immancabile dove rendere onore al dio Bacco e al suo popolo. Le tante difficoltà che quotidianamente viviamo, sia economiche che non, ha portato a vivere questa manifestazione come una grande festa. Un momento liberatorio in memoria, in ricordo o in speranza di tempi migliori.
Un’area incantata, dove per quattro giorni si vive un fiaba enologica,
assaggiando, degustando e bevendo. Una sorta di luogo dove operatori, professionisti, amanti e appassionati si ritrovano, senza ma e senza se. Perpetuando un solenne tripudio per la bevanda più amata e più tradizionale del made in Italy. Al fine di avvalorare questa analisi porto come esempio la grande e travolgente affluenza nello stand della Franciacorta dove si sono dovute regolamentare le visite per la troppa e animosa presenza.
[ngg_images source=”galleries” container_ids=”13″ display_type=”photocrati-nextgen_basic_thumbnails” override_thumbnail_settings=”1″ thumbnail_width=”200″ thumbnail_height=”140″ thumbnail_crop=”0″ images_per_page=”20″ number_of_columns=”4″ ajax_pagination=”0″ show_all_in_lightbox=”0″ use_imagebrowser_effect=”0″ show_slideshow_link=”0″ slideshow_link_text=”[Mostra slideshow]” order_by=”sortorder” order_direction=”ASC” returns=”included” maximum_entity_count=”500″]Questo entusiasmo non è “consono” con le vendite del prodotto. Le innumerevoli visite (e assaggi) dovrebbero trovare riscontro nelle vendite, ma purtroppo la stessa partecipazione e crescita non si rileva negli acquisti. Questa situazione rappresenta una contraddizione dettata dalle difficoltà del momento. L’aria di festa e di gioia, spesso contrastava con i più compiti manager internazionali. I quali meravigliati e sempre più interessati al vino made in Italy, cercavano di raggiungere i loro appuntamenti.
Non dimentichiamo che nel 2013 per la prima volta nella storia del vino Italiano, si è consumata, questa preziosa bevanda, più del 50% all’estero che in Italia. Molte aziende con il solo mercato interno avrebbero seri problemi a continuare la loro attività.
Da attento e esperto osservatore del Vinitaly (credo di essere alla mia trentesima partecipazione)
devo dire che ho trovato un’aria positiva di grande interesse e di grande partecipazione, soprattutto nell’ambito dei più giovani. Ciò fa bene sperare. Il vino ha sconfinato in bevande alla moda come spritz e quant’altro, ma non importa se serve ad avvicinare e a motivare le nuove leve.
E’ certo che è caduto il classico mito “sommeliertistico” di approccio al vino. Cosa positiva, rende il contatto “più easy e meno barocco”, ma evidenzia una carenza di conoscenza e di cultura, aspetto fondamentale il bere consapevole. La mancanza di cultura (e di denaro) spesso porta a scegliere un vino per il brand o per il prezzo. Due aspetti importanti, ma che spesso non rendono giustizia ai nostri palati.
Noi italiani abbiamo un patrimonio eno-gastronomico e culturale enorme che non sfruttiamo o che avviliamo. Ciò che pensiamo sia scontato e quotidiano per altre persone nel mondo non lo è. Queste persone sono affascinate dalla nostra cultura e modo di vivere. Per questo motivo prima dobbiamo vendere noi stessi e poi i nostri prodotti. Come dice che è più bravo di noi a proporsi “savoir vivre, savoir faire”.
La nostra paranoia del distinguersi, del diverso e dello scegliere deve essere insegnata a coloro che non la possiedono. In mancanza di questo strumento sceglieranno ciò che è più conosciuto (marchio) o ciò che costa meno. Per esperienza se una persona non riesce a trovare differenza tra due vini, li considera uguali. Quindi sceglie quello che costa meno
1 commento
Roberto Gavazzi · 14 Giugno 2014 alle 18:38
Buonasera sig.Giacomo ,condivido totalmente il suo pensiero e credo che in Italia ci sia la tendenza a peggiorare sotto questo profilo.Chiaramente spero di sbagliare!!!!!